Intervista alla soprano Maria Dragoni

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Intervista a Maria Dragoni

Abbiamo incontrato per voi una delle più belle voci Italiane degli ultimi anni, il soprano Maria Dragoni. Nome apprezzato in Italia e all’estero che ci ha saputo regalare negli anni interpretazioni epiche.

In un momento così difficile per l’arte, ci piacerebbe chiederle come nasce la sua passione per la lirica, quando ha capito che avrebbe dedicato la sua vita alla Lirica?
M.Dragoni: È stato semplice dedicarmi alla lirica,la mia prima maestra di canto mi inquadrò subito e mi disse: “Maria,si vede che sei della terra di Caruso,in Italia ci siamo accontentati della Freni e la Ricciarelli e dall’epoca di Renata Tebaldi,non nasceva un voce autorevole e tu invece hai la voce come la Callas e la Tebaldi,non a caso rivali,come loro hai una voce che si impone per timbro,volume e armonia”.

Avevo 17 anni,un anno dopo il Mº Lazzari mi prese nel coro e a 19 vinsi il concorso per entrare stabile nel coro della Rai di Roma,al Foro Italico.
La stessa sede dove poi vinsi il Concorso Callas,un concorso molto valido in quanto dà una visibilità perchè trasmesso in tv e in eurovisione.

Lei è ricordata anche per aver vinto il Premio Maria Callas all’inizio della sua carriera, consiglierebbe ad un giovane di buttarsi nel tentativo di farsi notare all’interno di un concorso?
M.Dragoni: Un giovane di talento e preparato deve partecipare ai concorsi.

La carriera per un artista del suo calibro significa soprattutto rinunciare in nome dell’arte, a ciò che chi fa non fa questa professione può fare regolarmente. Il mestiere dell’artista lirico necessita una cura particolare per uno strumento, il corpo umano, che è unico e differente da persona a persona, e soprattutto non sostituibile se si guasta. Come ha vissuto queste necessità?
M.Dragoni: Da quando ho deciso di intraprendere la carriera da solista non ho dovuto fare nessuna rinuncia,ad esempio è importante per me l’amore di un uomo con la A maiuscola,fu molto importante la storia d’amore che nacque con Mario,quando avevo 17 anni,a 18 andai a convivere felicemente con lui e così sono diventata Maria Dragoni,è stata una fortuna trovare da subito un grande amore,che è durato ben 12 anni.
Ancora oggi Mario è il mio grande amico.

La sua voce ha avuto degli sviluppi che ne hanno determinato repertorio?
M.Dragoni: La mia carriera è stata stupenda,ho trovato tutto da subito,così ho potuto compiere il percorso di sperimentazione e ricerca utile a formare la mia vocalità di soprano drammatico d’agilità,un termine coniato per Maria Callas,la quale ripropose in epoca moderna la reale prassi esecutiva dell’800,quando le cantanti come la Malibran e la Pasta cantavano sia Norma che Sonnambula,la vocalità era definita “canto di bravura”,ma la Callas aggiunse anche il repertorio verista ecco perchè “Soprano drammatico d’agilità”.
Dopo 25 anni,oggi ho il pieno possesso di una voce completa,la più completa,con volume agilità estensione e omogeneità.

Quanto conta nella carriera una esatta scelta del repertorio?
M.Dragoni: Iniziai la carriera entrando da subito nelle grazie del Mº Muti,al quale devo tanto e dal quale mi allontanai perchè avvertivo nettamente il contrasto con Fontana,che poi si è rivelato in pieno Dal 1986 entrai alla Scala,grazie a Muti,con la cantata di Didone,poi partecipai alle Nozze di Figaro e al G.Tell,in ogni caso venivo sempre scritturata anno dopo anno,come copertura anche,così potevo studiare,provare e mantenere un contatto costante con il MºMuti,il quale fece anche di più per me,mi ospitò a casa sua a Ravenna,per farmi studiare con lui,mi proponeva di cantare solo per lui,era bello,ma volevo sperimentare le mie possibilità,nel 1992 dopo l’importante tournèe con la Scala in Spagna e New York ed un Requiem di Verdi alle Carnegie Hall,dal New York Times definito come l’evento dell’anno.

Muti mi voleva anche per il Don Carlo con Pavarotti e Zeffirelli,in alternativa alla Dessì,come già aveva fatto con la tournèe del Requiem in Spagna,dove alla fine per New York scelse me.Dopo il Requiem in San Marco a Milano,Muti tutto contento mi disse :”Allora Maria tra pochi giorni ci rivediamo per Don Carlo” ed io risposi sorpresa:”Che Don Carlo?”,al che lui chiamò Fontana e gli disse ti avevo detto di scritturare Maria!E Fontana rispose avevo capito la Guleghina ma Muti seccato replicò:Quando dico “La Maria”,sai bene che mi riferisco a Maria Dragoni.

Sulle scale incontrai Zeffirelli il quale esclamò:Che meraviglia Maria Dragoni!Ti trovo in Don Carlo?Ed io risposi purtroppo no,lui esclamò Oddio che peccato sei brava e bella.
Nel 1993 comunque riuscii a trionfare in Vestale,ma anche in quel caso se Muti mi voleva per la prima invece fecero cantare un’altra ormai sparita nel nulla,che ebbe un fiasco.Dunque il repertorio è fondamentale,io per esempio sono una voce verdiana,come dice Gualerzi,già di per se un fatto raro.

I ruoli verdiani li preferisco e se hai una voce adatta a Verdi puoi veramente cantare tutto.
Dal 1999,con la morte di mio padre ho attraversato un decennio pesante,per fortuna che un istinto mi ha concesso di continuare la mia ricerca,che talvolta a qualcuno è sembrata zigzagante come scelta di repertorio,ma a me è servito zigzagare per dominare una vocalità ampia che ancora va al fa sovracuto In questi ultimi 5 anni,dopo aver avuto un pericoloso sbalzo di pressione,ho dovuto dedicarmi alla cura di me stessa,sottoponendomi ad una dieta che mi ha consentito di perdere 35kg.

Ero molto aumentata di peso per colpa di uno psicofarmaco che mi diede mia sorella,lo prendeva lei stessa,ma a lei lo aveva prescritto un medico,a me no,mi fidai in quanto lei stessa moglie di medico,ma feci male.Quella medicina mi creò solo problemi,persino al carattere,finchè lo sbalzo di pressione mi ha dato modo di toglierla e di rimettermi in forma.Durante quegli anni però ho potuto sperimentare alcune cose che non mi sarebbero state concesse in altri ambiti e pur adoperandomi a lavorare a livelli bassi,come con Castiglione,dove il pressapochismo impera,ho però tratto il vantaggio che ad esempio un ruolo come Madama Herz,dall’Impresario teatrale di Mozart,mi ha permesso di affrontare in scena il fa sovracuto tenuto,anche se poi dovevo leggermi le parole in tedesco nella mano,perchè non era stato messo a disposizione un maestro di pronuncia,come in altre circostanze dove ho affrontato opere non in italiano.

Nel 2006 e 2008 ho compiuto le mie ricerche,con Madama Herz e un’opera moderna,ho avuto modo di completare l’intera tavolozza di colori necessaria alla mia voce.
Certo il mio modo di procedere è servito a me,che ho voluto essere “Soprano drammatico d’agilità”,con cognizione di causa.
Dopo 25 anni,oggi sono tornata ad una forma veramente al top di me.

Quali tra i tanti illustri artisti con cui ha collaborato durante la sua carriera le hanno trasmesso di più, sotto il profilo professionale ed Umano?
M.Dragoni: È Muti l’artista e la persona che mi ha colpita di più,dopo di lui Stinchelli,ma non capisco perchè siano così in attrito,misteri.

In questo momento di grandi difficoltà per la lirica, qualè è la sua idea della situazione attuale? Come vede il futuro dell’Opera, genere legato profondamente alla cultura Italiana?
M.Dragoni: La crisi dell’opera era prevedibile,nel dopo-Callas si è venuta a creare una reinassance rossiniana improbabile,così è diventato uso comune cantare ruoli inadatti.Rossini voleva voce,voce e ancora voce!Mentre è diventato di moda che chi ha poca voce si specializza in Rossini e una volta di moda la vocina,si usa da un bel pò affidare ruoli importanti a voci carenti,ma i melomani non lo accettano,da qui la crisi,aggravata da regie dispendiose e insulse.

Nel ringraziarla per questa interessantissima intervista, ci piacerebbe poterle chiedere quando avremo modo di ascoltarla prossimamente In Italia.
M.Dragoni: Per concludere direi che per riavere credibilità i teatri dovranno finirla di fare solo routine,con cantanti inadeguati,è importante far cantare Otello solo a chi può veramente e idem Azucena o Norma,tanto per dire alcuni nomi di opere.

Per quanto mi riguarda,dopo il mio definitivo cambiamento dovrò ridefinire lo stile della mia vita e carriera,ritornando ai giusti ambiti consoni alla mio livello d’arte.
Per almeno altri dieci anni,potrò definire i ruoli a me congeniali e lasciarne una documentazione,è quello che mi sono prefissata,dunque è importante collaborare con artisti di alto livello come una volta.
Altre cose non amo anticiparle.