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L’orologio, sinfonia n. 101 in re maggiore

Chi non ha mai sentito parlare di Haydn, scoprirà un mondo davvero magico. Parliamo dell’orologio, ma non di orologio in senso stretto, quelli da polso o di progetti orologi, ma di un brano straordinario, di grande intensità ed efficacia: la sinfonia n. 101 in re maggiore di Haydn, detta appunto “L’orologio”.

Un autore poco compreso

Haydn è forse stato un autore poco compreso, un po’ perché subissato da altri nomi più grandi della storia, un po’ perché la storia stessa, sia anche quella musicale, viene scritta un po’ secondo le preferenze di chi la scrive, quindi evidentemente, quello che è a tutti gli effetti il padre della sinfonia, è stato anche, se vogliamo, boicottato, messo a confronto con personaggi, in questo caso scomodi, quali Mozart. Oggi questo grande della musica classica è pressoché sconosciuto ai più, nonostante abbia composto sinfonie non solo belle, ma anche divertenti e con nomi decisamente curiosi, come per esempio I giocattoli, Il miracolo, L’orologio (o pendola), Il filosofo.

L’orologio

l'orologioL’orologio, detto anche pendola, è la sinfonia numero 101 in re maggiore. Fa parte delle londinesi ed è diventata celebre per il suo secondo tempo, Andante, di cui si possono trovare diversi spezzoni anche sul web. Il ritmo è incalzante, caratterizzato dal tic-tac. Composta appunto durante il secondo viaggio a Londra di Haydn, fu presentata in pubblico durante la stagione concertistica di Salomon nel 1794. Ad aver catturato l’attenzione è certamente il ticchettio che riproduce fedelmente il meccanismo di un orologio meccanico e che viene eseguito con gli archi, un gioco di note intelligente e al contempo leggiadro, quasi umoristico nel tono, potremmo anzi definirlo giocoso. Questa sinfonia è la nona delle dodici denominate londinesi. Il titolo dell’opera lo si deve dall’andante, in sol maggiore, con un gioco di fagotti e dal pizzicato dei contrabbassi, violini e violoncelli, che emulano in modo egregio il ticchettio dell’orologio. Connotato dal fattore sorpresa, tutto l’Andante si incastona in una struttura semplice, ma estremamente arguta.

Non passa inosservato il finale, un Rondò di grande efficacia, articolato e sublime, che connota, nel contesto, quello che è un vero capolavoro della musica.

Haydn l’incompreso

Eppure ancora oggi a fatica si trova chi conosca questo musicista, compositore degli Esterhàzy, preso i quali presta servizio per oltre 30 anni, anche a causa della sua riservatezza. Schivo, ma non per questo non geniale, avrebbe potuto avere un successo decisamente maggiore se solo avesse abbandonato quel mondo ovattato presso il quale si era rinchiuso. Solo dopo la morte del suo datore di lavoro l’artista aveva iniziato a viaggiare e ad aprirsi al mondo, non abbastanza, evidentemente, per entrare nel cuore di una platea fin troppo esigente, come quella dell’epoca.

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