conduttore radiofonico Enrico Stinchelli

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Intervista ad Enrico Stinchelli

Abbiamo Incontrato per voi Enrico Stinchelli, da anni voce della Barcaccia, la trasmissione radiofonica legata all’opera più seguita d’Italia.

Enrico oltre ad essere autore della fortunata trasmissione ha un’attività artistica che lo porta spesso volentieri sopra le tavole del palcoscenico, sia come cantante e show-man sia soprattutto come regista. Tra le opere rappresentate ha avuto particolare successo l’”Otello” di Verdi, eseguito nel 2007 con i Balletti originali nel III atto (prima mondiale), uno spettacolo nato a Sofia e trionfalmente portato in Giappone, con Vladimir Galouzine e Andrea Rost protagonisti. Tra un mese, a giugno , andrà in scena a Roma, nell’ambito di una divertente rassegna dal titolo “Operitivo” , il capolavoro comico di Giacomo Puccini , “Gianni Schicchi”, che Enrico Stinchelli trasforma in una irresistibile pièce horror.

Enrico la tua è una vita legata all’Opera, come inizia questa tua grande passione, che ti ha portato dallo studio del canto prima, fino alla tua crescente attività di regista?

E. Stinchelli: Come tanti la mia passione è nata guardando un programma televisivo, condotto da Luciano Rispoli. Si parlava d’opera, di cantanti lirici, si ascoltavano brani famosi tra cui la Pira dal Trovatore. Restai folgorato da un do di petto! Mio padre iniziò a raccontarmi aneddoti legati al mondo teatrale , lui stesso , giornalista, intervistò Gigli, Lauri Volpi, la Tebaldi. Queste storie mi affascinarono e mi innamorai perdutamente, per sempre.

Parallelamente ai miei studi liceali e universitari iniziai a studiare pianoforte, poi il canto, andai a Parigi (i miei erano inviati speciali) poi a Vienna. Tornato a Roma conobbi Luigi Comencini e fui suo assistente per le regìe del ‘Don Carlos” a Parigi e poi del film “La Bohème” con Carreras, una grande esperienza. Iniziai a collaborare con la Rai, nacque la Barcaccia, poi nel 1999 Leo Nucci mi propose di debuttare come regista e ciò avvenne nel prestigioso Comunale di Bologna.

Come aiuto-regista avevo la bravissima Cristina Ferrari, oggi direttore artistico a Piacenza e a Genova. E via via tutto il resto. Posso dire di sentirmi nella vita come un personaggio operistico, del resto l’opera contiene tutto, tutto nel mondo è opera oltre che burla!

All’interno del mondo dell’Opera è sempre crescente il dibattito in merito alle regie d’opera, sempre di più assistiamo a regie che non ci risparmiano violenza e contenuti particolarmente crudi, tu che dell’opera hai fatto più che di un lavoro il punto centrale della tua carriera professionale, cosa pensi in merito?

E. Stinchelli: Se c’è una cosa che ho imparato è quella di valutare i corsi e i ricorsi storici per quello che sono: corsi e ricorsi, appunto. Da almeno un trentennio a questa parte hanno via via assunto un valore crescente le regìe, prima contavano i direttori d’orchestra, prima ancora i cantanti, fa parte di un ciclo fisiologico. Da quando è nata la televisione la nostra è diventata una società “visiva”, esisti se ti si vede.

Logico quindi che si richieda ai cantanti, notoriamente statici, un dinamismo e un’arte scenica di derivazione televisiva o cinematografica. Fin qui ci siamo. Il problema delle regìe d’opera è che molti registi non conoscono la musica e ,spesso, nemmeno il libretto, la trama. Questo è stato un grosso problema, almeno fino a una decina, ventina d’anni fa: il maestro Sawallisch abbandonò il Ring alla Scala perché il regista Luca Ronconi aveva scambiato Grane, il cavallo di Brunilde, per…un personaggio.

Oggi non è più così. Vengono appositamente scelti, soprattutto in Germania, registi che ignorano totalmente l’opera lirica e magari anche la detestano cordialmente. Così facendo si dà maggior spazio e libertà alla loro fantasia, anche la più sfrenata. Purtroppo tali fantasie finiscono per rimestare nel pentolone dei soliti argomenti: sesso, politica, attualità. Mi chiedo: non basta la televisione per questo? Infatti a teatro ci vanno sempre meno persone e stiamo vivendo una crisi incredibile, mai vista prima.

Molti teatri rischiano la chiusura. Tornando alle regìe : ben vengano quelle pazze, eccessive ma coerenti, che non vadano contro la musica. Trovo inutili quelle stupide, fini a sé stesse, che vanno a ledere la parte musicale. In molti casi vengono cambiati i libretti: Traviata sopravvive e magari scappa via con Annina, Tosca si salva a nuoto, ec. Certo, capisco: molti testi sono assurdi al giorno d’oggi, taluni proprio stupidi (pensiamo alla Sonnambula di Bellini, per esempio). Ma c’è modo e modo.

In italia i teatri d’Opera sembrano vivere un annus Horribilis legato a commissariamenti, deficit milionari, cancellazioni, scioperi. Il taglio del Fus, le dichiarazioni di Baricco. Ma quale è realmente la situazione economica all’interna dei teatri, quale è la tua idea?

E. Stinchelli: La colpa non è dei tagli ministeriali, questa è una balla che fa comodo a coloro che hanno fino ad ora impoverito le casse delle Fondazioni e dei teatri italiani. E’ come il discorso sull’immondizia a Napoli e dintorni: ruberìe e camorre di anni e anni non si cancellano con un termovalorizzatore, in un batter d’occhio. I teatri italiani sono stati gestiti da sempre con un sistema para-mafioso: nomine politiche non sempre di valore, incompetenze clamorose, truffe e tangenti sotto banco del tipo “Io ti scritturo ma tu mi passi al nero la metà del tuo compenso”.

Questa è la pratica di moltissimi direttori artistici. So di cantanti che hanno pagato interi cachets pur di essere scritturati. Non parliamo poi delle cosiddette “molestie sessuali”, ci sarebbe da scrivere un libro ma la cosa è ormai perfettamente metabolizzata. La si mette in conto. I conti sono andati in rosso per speculazioni folli sugli allestimenti, alcuni de i quali costati anche svariati milioni di euro, uno scandalo durato decenni.

Non ho paura a far nomi: per costruire a Reggio Emilia tre pupazzi destinati all’opera “Fierrabras” di Schubert (bella ma certo non molto eseguita) , Luca Ronconi fece spendere al Teatro di Cagliari qualcosa come 350.000Euro, quando sarebbero costati uno zero in meno se realizzati in Sardegna. Questo a casa mia si chiama spreco, e basta. Come si fa poi a dar torto a Tremonti o a Berlusconi se tagliano? Ho letto anche le dichiarazioni di Baricco…mah…mi è sembrato un polverone tanto per occupare qualche colonna su “Repubblica” e , poi, da quale pulpito? Al Regio di Torino si ricordano ancora benissimo il suo terribile “Flauto magico”, riveduto e (s)corretto.

Secondo me possono essere realizzate delle bellissime stagioni con allestimenti meno costosi. C’è anche il problema delle masse: in molti teatri vi sono troppi impiegati che non fanno nulla, all’Opera di Roma per esempio, in cui viene allestita un’opera ogni due mesi! Immaginate cosa sono 700 dipendenti stipendiati, da pagare ogni mese? Altro che deficit! Ma allora che lavorino: si facciano più spettacoli a costi più contenuti.

Scusate se cito me stesso, ma io ho realizzato la Trilogìa verdiana (Rigoletto, Traviata e Trovatore) per un festival estivo a 300.000Euro, spettacoli molto apprezzati dal pubblico, con i costumi e i primi ballerini dell’Opera di Roma, un cast con giovani bravissimi selezionati con cura e artisti affermati. Quanto sarebbero costate queste tre opere in una Fondazione? Non sarebbero bastati tre o quattro milioni di euro, magari con i fischi del pubblico.

Proprio in merito alle scenografie d’Opera so che tu stai portando avanti un progetto che mira ad un recupero molto importante, è così?

E. Stinchelli: L’opera conserva tra le altre cose il fascino dell’antico: nessuno si sognerebbe mai , osservando un dinosauro in un museo, di volergli cambiare i connotati, magari accorciandogli il collo o dipingendolo di bianco! Io direi che l’opera va soprattutto rispettata. Non è un caso che tra i progetti dell’immediato futuro ho in mente di rivalutare in tutto il mondo le tele dipinte del Parravicini, il più grande scenografo della storia operistica: l’opera come la vedevano i nostri nonni. Un tornare all’antico ma con una recitazione moderna, dinamica.

Può sembrare una provocazione, un atteggiamento reazionario, ma io reputo vecchie e obsolete molte regie moderne, in cui abbiamo la sfilata vista e rivista dei nazisti o le Butterfly ambientate nei bordelli. Tra l’altro le tele del Parravicini sono incredibilmente belle, loro sì che ti proiettano nella dimensione della favola. Credo che tra violenze, orrori e notizie ripugnanti ne abbiamo tutti un po’ abbastanza nessuno in fondo ha voglia di ritrovare tutto questo schifo all’interno di un teatro d’opera, il troppo stroppia. Basta già la televisione, con trasmissioni tipo “Morta a morta” (io chiamo così il programma di Vespa) e altro.

Progetti importanti, che contribuiscono a ridare nuova linfa al mondo dell’Opera. La tua passione per questo genere viene trasmessa molto tramite la Barcaccia, che a nostro giudizio, sa trattare con allegria, tematiche che molti tratterebbero in modo quasi solenne. La chiusura e il rigore che spesso è comune a quelli che di questo genere scrivono e parlano, in ambiti pubblici e privati, fa si che l’avvicinamento di nuovi “adepti” sia quantomai difficile.

E. Stinchelli: La Barcaccia, per dirla con Stendhal, è una perfetta “follia organizzata”. Ha stabilito un genere, un modo di avvicinare l’opera divertendosi, giocando. Con questo sistema il pubblico è cresciuto esponenzialmente, giungendo a uno share altissimo per la radio classica, oltre un milione di ascoltatori. Ogni iniziativa in tal senso può aiutare, l’opera ha bisogno di fantasia, di passione, di competenza profonda ma mai di toni apodittici, tribunizi, di “lezioni” accademiche.

La morte dell’opera è il tono lugubre di molte conduzioni saccenti e pesanti. L’opera, per chi come me la conosce da dietro le quinte, è un mondo comico , fatto di episodi sdrammatizzanti, di personaggi incredibili per lo più pazzi. Perché presentarla come una cosa morta? Me lo sono sempre chiesto e ho cercato di evitarlo , sempre.

Progetti futuri?

E. Stinchelli: Molte barcaccie straordinarie, ovviamente; molte regìe e molti spettacoli in giro per il mondo. Non molti sanno che da 5 anni sono in tournée in Germania come show-man a 360 gradi: parlo, canto e persino dirigo l’orchestra in un Galà operistico tutto italiano! Mi sono esibito nelle più importanti sale da concerto , dal Gasteig di Monaco alla Philharmonie di Berlino, con il pubblico in visibilio.

Sto preparando un paio di progetti importantissimi sui quali vorrei mantenere il classico,scaramantico ‘top secret’: posso dire che si tratta di una nuova regia confezionata su misura per il debutto nel ruolo di una grande primadonna italiana. Inoltre ho in serbo il ritorno di un Grand Opéra , una di quelle operone un tempo famosissime da riproporre al pubblico degli appassionati.

Ho in fieri anche un festival per il Comune di Roma, da realizzarsi nei luoghi più belli della capitale, con eventi fuori dal consueto, tra cui i concerti ‘Operitivo’, un modo singolare di essere portati per mano, con disincanto, nel mondo del melodramma, che è meno complicato di quello che si possa credere o che ci vogliono far credere gli ignoranti.”